La polizia europea effettua il primo arresto utilizzando l’Interpol Biometric Hub

La polizia europea effettua il primo arresto grazie all'uso del centro biometrico di Interpol

La polizia europea ha raggiunto una pietra miliare significativa nella tecnologia applicata all’applicazione della legge facendo il suo primo arresto utilizzando l’avanzato “Biometric Hub” di Interpol. Questa svolta, riportata da The Register, segna una nuova era nella polizia internazionale, sfruttando la tecnologia biometrica all’avanguardia per migliorare la sicurezza e gli sforzi di prevenzione dei crimini.

A Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina, le autorità hanno arrestato un migrante latitante che utilizzava un’identità falsa mentre si dirigeva verso l’Europa occidentale. Il recentemente attivato “Biometric Hub” di Interpol, sviluppato in collaborazione con l’azienda francese specializzata in identità e biometria Idemia, ha facilitato la cattura del sospetto. L’Hub utilizza i database globali di riconoscimento delle impronte digitali e dei volti di Interpol per confrontare i dati biometrici delle persone, fornendo informazioni in tempo reale alle agenzie dell’ordine.

Il “Biometric Hub”, introdotto nel mese di ottobre, è ora accessibile alle forze dell’ordine dei 196 paesi membri di Interpol. Combina i database esistenti di riconoscimento delle impronte digitali e dei volti di Interpol, entrambi alimentati dalla tecnologia di Idemia, con un sistema di abbinamento basato sulla stessa tecnologia biometrica. Questa integrazione consente un’identificazione efficiente e accurata delle persone di interesse nelle indagini della polizia.

La collaborazione tra Interpol e Idemia risale al 1999, quando Idemia ha sviluppato il sistema di identificazione delle impronte digitali automatizzato di Interpol. La loro partnership si è consolidata ulteriormente nel 2016 con l’integrazione delle capacità di riconoscimento facciale di Idemia nel sistema di riconoscimento facciale di Interpol.

Il “Biometric Hub” subirà una fase di espansione di due anni, estendendo ulteriormente i controlli biometrici ai punti di controllo delle frontiere. Questa espansione consentirà al sistema di effettuare fino a un milione di ricerche forensi al giorno, inclusi impronte digitali, impronte palmari e ritratti. L’obiettivo è semplificare le ricerche biometriche consentendo agli agenti di inviare i dati attraverso un’unica interfaccia, riducendo la necessità di revisione umana a meno che necessaria.

Governance dei dati e preoccupazioni sulla privacy

Per affrontare le preoccupazioni sulla governance dei dati e sulla privacy, Interpol afferma che il “BioHub” è conforme al suo quadro di protezione dei dati. Il sistema garantisce che le scansioni facciali e delle mani caricate non vengano aggiunte ai database criminali o rese visibili ad altri utenti. I dati che non danno risultati vengono eliminati dopo la ricerca.

Anche se il “BioHub” rappresenta un significativo avanzamento nella sicurezza internazionale, solleva anche interrogativi sulla privacy e la sicurezza dei dati. Preoccupazioni simili sono state espresse anche riguardo al programma di riconoscimento facciale della TSA americana, che utilizza la tecnologia di Idemia. Man mano che queste tecnologie diventano sempre più diffuse, il bilanciamento tra sicurezza e privacy continua a essere un argomento critico di discussione.

L’uso del “Biometric Hub” da parte di Interpol per effettuare un arresto dimostra il crescente ruolo della tecnologia nell’applicazione della legge. Man mano che questi strumenti vengono integrati sempre di più negli sforzi di polizia in tutto il mondo, offrono la promessa di una sicurezza migliorata. Tuttavia, portano anche sfide e responsabilità, in particolare nei settori della privacy dei dati e dell’uso etico. Lo sviluppo e l’implementazione continuativi di tali tecnologie modelleranno senza dubbio il futuro dell’applicazione della legge internazionale e della sicurezza delle frontiere.